Il Diavolo e Giobbe - William Blake
Lo stàrec Zòsima aveva da bambino un libro di storia sacra con illustrazioni (appunto Centoquattro storie sacre del Vecchio e del Nuovo Testamento) con il quale aveva imparato a leggere e che conservava ancora con lui «come una preziosa reliquia del passato». Già prima d’imparare a leggere, aveva provato la sua prima «emozione spirituale». Un lunedì della Settimana di Passione era stato condotto a messa e aveva visto l’incenso alzarsi dal turibolo, salire lentamente e fondersi con i raggi che da una stretta finestra della cupola scendevano nella chiesa: «Io assistevo commosso e per la prima volta, da che ero nato, accolsi consapevolmente nella mia anima il seme della Parola Divina». Infatti, un adolescente si era fatto avanti con un gran libro che aveva deposto sul leggio, aprendolo e mettendosi a leggere: «di colpo compresi per la prima volta qualcosa di ciò che si legge nel tempio di Dio». Il ragazzo leggeva di un uomo giusto e pio della terra di Hus, che aveva molte ricchezze, cammelli, asini e pecore, e i suoi figli si divertivano ed egli pregava Dio per loro. Un giorno il diavolo era salito in cielo e Dio gli mostrò il suo servo Giobbe ed elogiò quel suo grande e santo servitore: «E il diavolo sorrise alle parole di Dio: “Lascialo a me e vedrai che il servo Tuo mormorerà e maledirà il Tuo nome”. E Dio lasciò al diavolo il giusto che Egli tanto amava e il diavolo colpì i suoi figli, e il suo bestiame, e disperse la sua ricchezza, e tutto ciò all’improvviso, come folgore di Dio, ma Giobbe lacerò le sue vesti e si gettò al suolo gridando: “Nudo uscii dal ventre di mia madre e nudo tornerò alla terra. Dio mi ha tolto quel che mi aveva dato. Sia il nome del Signore benedetto ora e sempre!”.».
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