Se portiamo attenzione alle nostre giornate, ad ogni input di sacrificio che, imposto dalla vocazione, noi assecondiamo, realmente ci percepiamo redentori, ricostruttori di città distrutte, redentori con Cristo. Allora la nostra azione si spalanca, si apre: con la presenza di Cristo, con il cuore di Cristo, la nostra vita personale spacca gli orizzonti e si apre all'Infinito, un Infinito che, come la luce del sole, penetra fin nei tuguri e nei luoghi oscuri, tutto rendendo nuovo. Dobbiamo collaborare a ciò per cui Cristo è morto. «Vocazione» vuol dire essere chiamati particolarmente a questo, a rendere inevitabile per noi questo: partecipare a quell'azione per cui Cristo è morto per redimere, per salvare gli uomini. Non potremo andare per strada e guardare le facce degli altri se non sentendo uno struggimento, uno struggente desiderio di salvarli. È dentro questo struggimento che si salva se stessi.
Gesù cade per la seconda volta - Ottavio Mazzonis
Angela Vinaccia |
l'immagine non è di lello bavenni
RispondiEliminaSig. Bavenni ci scusi, infatti l'autrice è Angela Vinaccia. La ringraziamo per l'attenzione che ha voluto porgere al nostro blog di presentazione della compagnia teatrale, pur sottolineando un errore di attribuzione che provvediamo a correggere. Ci piacerebbe sapere come ci ha incontrati sulla rete. Grazie in ogni caso.
RispondiEliminaMassimo del Portico di Salomone