Per cominciare la nuova stagione teatrale, e il lavoro sul prossimo copione, con uno sguardo diverso, abbiamo deciso di iniziare la nostra avventura con la compagnia delle suore Carmelitane della nostra città.
Abbiamo posto alle sorelle la domanda "Cosa c'entra la clausura col palcoscenico?" e la risposta è stata scoperta e aiuto per capire davvero come stare sul palcoscenico e dietro le quinte.
Quella che voi rappresentate sul palcoscenico non è la vostra realtà di vita, dovete calare in un personaggio, in un ruolo. Quello che una monaca vive, non è ciò che appare immediatamente agli occhi: la monaca non è ciò che cucina, ciò che lava, che stira, ma è la relazione interiore e profonda che vive con Gesù e quindi col mondo intero.
"Apparentemente sembra impossibile che
ci sia un nesso tra palcoscenico e clausura ma monache e attori, hanno entrambi bisogno di qualcuno dietro le quinte, i “suggeritori”!
Il Primo è certamente lo Spirito Santo
che invochiamo durante il giorno “Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam”,
perché suggerisca al cuore di tutti gli uomini la volontà del Padre per loro
nel momento presente. LUI suggerisce sempre nella realtà che ciascuno vive
“ora” come in teatro, immaginate che caos ci sarebbe se le battute venissero o
anticipate o posticipate rispetto a ciò che avviene sul palco?
Quella che voi rappresentate sul palcoscenico non è la vostra realtà di vita, dovete calare in un personaggio, in un ruolo. Quello che una monaca vive, non è ciò che appare immediatamente agli occhi: la monaca non è ciò che cucina, ciò che lava, che stira, ma è la relazione interiore e profonda che vive con Gesù e quindi col mondo intero.
Certo che più un attore studia,
approfondisce, si cala nel personaggio che rappresenta, tanto più lo rende “vero”
agli occhi degli spettatori ed è certo che tanto più una monaca vive
profondamente radicata in Dio, tanto più lo rende vivo, presente e quasi
tangibile anche cucinando, stirando, lavando.
Diventa “donna fatta preghiera” e ricca
di quella umanità vera che le viene dal costante contatto con Gesù, il Dio
fatto Uomo, Incarnato!
E la terza cosa: senza un’amicizia,
senza una fraternità, senza dei rapporti veri, non c’è teatro, non c’è
monastero. La vera amicizia è quella che fa di
una compagnia teatrale una vera comunità che porta qualcosa: un messaggio, un’esperienza,
una vita. C’è una guida che vi domanda serietà di lavoro,
apertura del cuore, collaborazione e servizio.
Cosi’ non esiste vita monastica senza
fraternità, senza una guida che sia servizio, compagnia alle altre sorelle
nella ricerca di Dio in uno stesso carisma.
Questo è ciò che dona respiro, sostegno alla fatica del cammino, forza che appassiona sempre più alla vita.
Non si può vivere tra noi senza ascoltare
il bisogno vero dell’altro, senza aiutarlo, senza amarlo, anche in un gruppo
che fa teatro, perché la vera vita è quella che ci muove a collaborare per
portare un messaggio, per donare un ideale."
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