Elena Bono: la memoria del bene

Continuiamo il nostro percorso per conoscere la scrittrice Elena Bono, attraverso gli eventi storici che hanno scandito la sua opera.

L’8 settembre del 1943, l’armistizio era stato appena proclamato, i tedeschi da “alleati” dell’Italia fascista erano divenuti invasori. Di lì a poco su Chiavari, dove Elena Bono ha trascorso il più della sua vita, e nell’entroterra ligure, si sarebbe scatenato l’inferno. In quelle ore di angosciosa attesa, Elena, che allora aveva solo ventidue anni, scrisse di getto la sua prima poesia. S’intitolava "Dalla betulla si effonde" e avrebbe avviato una produzione imponente.
Lei stessa ricordava di essersi svegliata alla storia proprio in quella sera e di essersi fatta partigiana, impegnandosi con e per i suoi compagni.
Che non poté sottrarre al loro destino.

In un'intervista del 2012 alla domanda: "Cosa permette che la memoria di quanti si sono sacrificati per la Resistenza sia viva e autentica oggi?"  la Bono rispose:

"La sofferenza e il dolore che la vera memoria provocano. Ma la memoria, grazie a Dio, è anche memoria del bene: dai miei compagni uccisi ho cercato di imparare a soffrire sopportando."

"Dalla betulla si effonde"
(Solo-Zhaoming Wu)

Dalla betulla si effonde oscurità nel cielo e sulla terra.
Forse la sera vi è rimasta tutto il giorno nascosta
per sfuggire alla luce
aprendo gli occhi, invano, a vedere se stessa,
spaurita e percossa da un rombo sconosciuto:
la voce del fiume o il vento tra le montagne o il suo cuore.
Ma a poco a poco ciò che si ignora non fa più male;
così semplice era tutto: chiudere gli occhi e guardare.
Il tempo che lacerava il suo cuore è ora un immobile
sogno ed ha un attimo solo.



Nessun commento:

Posta un commento